Gli eventi che portano Joe Strummer a scegliere i Clash ci arrivano da ricostruzioni frammentarie, spesso divergenti e poco chiare. I fatti sono stati messi in fila in una catena di sequenze mozzafiato da Pat Gilbert in “Death or Glory”.
Antefatto: in un pub di Portobello Road Mick Jones e il chitarrista Keith Levene incontrano Paul Simonon, il rude boy di Brixton che Jones aveva provinato come cantante in un’esibizione disastrosa. Mick è rimasto colpito dal carisma e dalla sensibilità artistica di Simonon, dunque dice a Levene: “Penso che possa diventare il nostro bassista, anche se non sa ancora suonare”. Paul accetta e si mette subito a studiare. Racconterà di aver cominciato con il primo disco dei Ramones. Manipolando il bilanciamento dello stereo era possibile escludere il suono delle chitarre o del basso e quindi suonarci sopra.
I fatti. Quel giorno all’Hennekey Pub, i tre devono essersi detti qualcosa anche su Joe Strummer. Il caso vuole che lo incontrino pochi giorni dopo, e siamo al 13 maggio, in fila all’ufficio di collocamento per ritirare il sussidio di disoccupazione. I quattro, Joe da una parte e Mick, Paul e Keith Levene dall’altra, cominciano a fissarsi. “Pensai che volevano fare a botte – racconterà Joe – Così cominciai a prendere in esame la faccenda: chi avrei aggredito per primo? Optai per Mick, sembrava più magro. Paul invece pareva uno tosto”. Continue reading “22. “Stai con i tuoi amici””
22. “Stai con i tuoi amici”
21. Anni luce più avanti
I 101’ers sono ancora freschi di sala d’incisione quando vengono ingaggiati per un altro concerto al Nashville Rooms, il locale dove Joe Strummer aveva catturato l’attenzione di Mick Jones e dove questi aveva conosciuto Bernie Rhodes. È il 4 aprile del 1976.
Il gruppo di spalla sono i Sex Pistols. La band disprezza i toni di sfida e l’aria provocatoria di Johnny Lydon “Rotten” e compagni. Joe ne rimane colpito e comincia a frequentare le prime serate punk. Il suo racconto di quella serata sintetizza bene la vicenda: in fondo i Pistols delle prime uscite fanno la stessa cosa delle altre band del circuito pub-rock: suonano cover di gruppi rock’n’roll della generazione precedente. In tutta evidenza, e per quello che può contare per un gruppo rock alle prime armi, i 101’ers sono anche più bravi a suonare. La differenza è nell’attitudine. I Sex Pistols portano agli estremi livelli la logica della riproposizione degli stilemi del rock’n’roll, stanno sulla scena davvero a modo loro, storpiando e riproducendo senza rispetto, con aria di sfida. “Lydon era davvero magro – ricorderà parlandone anni dopo – Tirò fuori il fazzoletto, si soffiò il naso e disse: “Se ancora non l’avete capito siamo i Sex Pistols, e poi attaccarono ‘Substitute’”.
“Fecero ‘Steppin’ Stone, che anche noi facevamo, ma loro erano anni luce più avanti – prosegue Joe – La differenza era che noi suonavamo ‘Route 66’ per gli ubriachi al bar, implorando ‘Accettateci, per favore’. E invece c’era quel quartetto che stava là e diceva ‘Non ci frega niente di cosa pensate cazzoni, questo è quello che ci piace fare e questo è il modo in cui lo suoneremo’. Mi fecero davvero perdere la testa. A loro davvero non fregava un cazzo e il pubblico era sconvolto”. Continue reading “21. Anni luce più avanti”
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