Alla fine dell’estate Joe/Woody lavora come addetto alle manutenzioni e alla pulizia alla English National Opera, dalle parti di Trafalgar Square. “Era un lavoro perfetto – ricorderà lui stesso – perché potevi nasconderti in uno degli anfratti di questo edificio vittoriano. Di solito portavo con me la chitarra, indossavo un cappotto marrone e sparivo per andare nella terrazza, dove c’erano dei rifugi introvabili, ad esercitarmi. Mi piaceva, anche se ho odiato da allora l’opera per averla ascoltata ininterrottamente per tre mesi”. Alla fine viene scoperto mentre è imboscato a suonare e licenziato. Riesce a ottenere una liquidazione di 120 sterline. Si taglia i capelli con un ciuffo rockabilly, probabilmente influenzato dalla visione di “That’ll be the day”, un film di ambientazione teddy boy interpretato dal cantante David Essex e dall’ex beatle Ringo Starr. Continue reading “16. La sera al Charlie Pigdog Club”
15. Qualcosa sta cambiando
Possedevamo un delizioso pezzetto di carta con su scritto ‘Questo lotto è stato occupato’ – ha raccontato Joe a Jon Savage – Conoscevamo tutti i dettagli legali. Entravi, cambiavi le serrature ed era fatta. Nove decimi della legge concernono la proprietà, eravamo molto organizzati”. Così, si sposta poco lontano: in una casa bombardata nella Seconda guerra mondiale al 101 di Walterton Road, la strada che incrocia il boulevard squatter di Chippenham. È un modo, ipotizza Chris Salewicz in “Redemption song”, per trovare autonomia e sottrarsi allo sguardo di due persone che lo influenzano molto: il mentore musicale Tymon Dogg e quello politico, l’occupante Dave Goodall.
L’edificio di Walterton Road ha un piano terra che sarebbe diventata la sala prove dei 101’ers, la band che avrebbe preso il nome dal numero civico dell’occupazione. Il bagno è fuori, nel cortiletto interno. Non c’è acqua calda e per bere il tè si usano vasetti di marmellata riciclati. Quando Deborah Kartun lo va a trovare ne rimane disgustata. Di tanto in tanto, Joe porta la roba a lavare ai suoi genitori, che anestetizzano nell’alcool il dolore per il suicidio del figlio maggiore, David. Se ne accorgono soltanto i conoscenti più intimi: gli altri vengono affabulati dalla parlantina di Anna e Ron Mellor e intontiti dai drink “75 per cento gin” che questi ultimi servono a chi li va a trovare. Continue reading “15. Qualcosa sta cambiando”
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