Quando finiscono gli anni Sessanta, che nella storia delle sottoculture vengono identificati come il decennio del sogno hippie e dell’utopia arcobaleno dei figli dei fiori “Peace and Love”, la vicenda di Joe conosce una tragedia che lo segnerà per sempre, conducendolo nei turbolenti Settanta che raffigurerà, per contrasto, nella provocatoria canzone “Hate and War”.
Il fratello maggiore David negli anni si era fatto sempre più riservato. Ad un certo punto, appesi ai muri della sua stanza compaiono manifesti del National Front, il partitino dell’estrema destra britannica, svastiche e immagini di Adolf Hitler. La deriva nazistoide viene interpretata come una ribellione generazionale alle tendenze socialiste di suo padre Ron o magari come reazione al clima libertario della società di quegli anni.
David lascia il collegio nel 1969 e, scelta che non manca di deludere le aspettative dei genitori, decide di studiare da podologo. Si trasferisce a Londra in un ostello del West End ed entra nella spirale della depressione. Joe è molto preoccupato. Quando si viene a sapere che manca dall’ostello da una settimana, si mette alla ricerca di suo fratello, accompagnato dall’amico e vicino di casa Richard Evans. Passano in rassegna la loro infanzia, come in un rito di passaggio e iniziazione terribile, che li unisce profondamente (“A quel punto, eravamo come gemelli”, dice Richard a Chris Salewicz a proposito di quella macabra caccia al tesoro). Battono i luoghi degli anni spensierati, i nascondigli segreti dei giochi, i posti che erano soliti frequentare. Perlustrano un aeroporto militare della seconda guerra mondiale abbandonato. Continue reading “6. Fratello dove sei”
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