Nell’estate del 1969 Joe va con la sua famiglia al matrimonio di Stephen, cugino per parte di padre che si vive a West London. Nel corso dei festeggiamenti viene a sapere che quest’ultimo era stato compagno di scuola di Pete Townshend degli Who, e che addirittura una formazione originaria del gruppo aveva suonato nel garage del palazzo in cui si tiene la cerimonia. Il cugino mostra al sedicenne che viene dal collegio una chitarra acustica, spiegando che occasionalmente era stata imbracciata anche da Townshend.
Joe porta con sé la chitarra e prova i primi rudimentali accordi per suonare una canzone blues, questa:
Si tratta di “Spoonful” la versione dei Cream di Eric Clapton di un classico blues di Willie Dixon. Joe ripone la sua prima chitarra in un angolo della sua stanza in collegio, accanto all’altro strumento: una macchina da scrivere portatile. “È un oggetto inusuale per un ragazzo – scrive Chris Salewicz – Che lo accompagnerà per tutta la vita”. Joe e il suo amico Paul Buck decidono di adottare degli pseudonimi, come facevano i membri delle band di Captain Beefheart. Joe diventa Woolly Census, Paul si fa chiamare Pablo Labritain, e con questo nome più tardi diventerà il batterista dei 999, gruppo della prima ondata punk con spiccate sensibilità pop e melodiche. Dopo qualche anno Woolly si farà chiamare Woody. Secondo la mitologia ufficiale il nome è un omaggio a Woody Guthrie, il cantastorie della classe operaia statunitense morto a poco più di cinquant’anni nel 1967, ma più probabilmente si tratta semplicemente di una mutazione fonetica dal bizzarro Woolly.
A scuola, nel corso dell’ultimo anno, Joe si dedica alle arti figurative, ispirato anche dalla pop-art e dai fumetti. Desson Howe Thompson frequenta la London Freemen’s, poi lavorerà in diplomazia, entrerà nella redazione del Washington Post, finirà addirittura a lavorare come ghost writer nello staff di Barack Obama. All’epoca era molto influenzato dal giovane Mellor, che aveva qualche anno di più. “Aveva un fantastico sense of humor, l’unico con il quale avere un minimo di complicità, fare scherzi – racconta agli autori di ‘A Right of Our Own’ – Non era crudele come gli altri, ma sempre molto divertente. Appassionatissimo di musica mi faceva ripetere in continuazione i componenti delle formazioni rock in auge in quel periodo, Stones in testa”. Ricordando Strummer dopo la sua morte, Howe ha scritto sul Post: “Non era crudele come gli altri, giocava e faceva scherzi ma era divertente. Ricordo all’improvviso che indossava una maglietta con un cuore e la scritta: ‘In caso di emergenza tirare fuori’”. [continua qui]
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