Bernie Rhodes convince l’amministrazione locale che l’edificio che un tempo era occupato dal magazzino doganale delle distillerie Gilbey’s, a Camden, oggi poteva diventare una sala prove per ragazzi svantaggiati. Dunque, gli viene concesso il capannone ad un prezzo politico e lo spazio è ribattezzato “Rehalsal Rehalsals” e diventa il quartier generale della band ancora senza nome e senza batterista.
Strummer entra a contatto con persone diverse dal solito: dal mondo squatting e hippy – che non è certo composto da damerini – passa a frequentare il milieu della teppa londinese, gente come il chitarrista dei Pistols, Steve Jones, che ruba per abitudine, o come Robin Banks, futuro accompagnatore dei Clash in tour e reduce da un periodo in carcere per rapina (nomen omen, come si suole dire).
In genere, questa fase di vita viene descritta come una cesura totale nella vita di Joe. Non è vero al cento per cento: Mickey Foote, il fonico tuttofare conosciuto ai tempi di Newport, segue Joe, e si rivelerà un ottimo acquisto. Per qualche session, il batterista è Paul Buck (aka Pablo Labritain, vecchio amico di Joe dai tempi della scuola e futuro membro dei 999), poi il ruolo viene affidato a Terry Chimes. Anche Chimes è appassionato di arti figurative, e quando si tratta di dipingere i locali propone di schizzare la vernice “in stile Jackson Pollock”, affascinato dallo stile dell’espressionismo action painting dell’artista statunitense. Paul Simonon sale in cattedra, confermando il suo talento per le arti figurative: Joe rimane a bocca aperta quando sente questo rude boy di Brixton discettare di arte contemporanea ed entrare nel merito della questione con sensibilità e acume. Più in là, quando qualcuno ricorderà il riferimento a Pollock nel descrivere i vestiti sporchi di vernice della band ai primi concerti, Simonon sorriderà e sminuirà la cosa: “Sono sporchi di vernice perché abbiamo dipinto e ci siamo sporcati”.
Pare che la prima canzone mai suonata dai Clash in sala prove sia una versione primitiva di “1-2 Crush On You”, un pezzo scritto da Mick Jones che poi finirà come lato b del singolo “Tommy Gun”, nel 1978.
Paul Simonon dipinge sulle pareti uno dei suoi paesaggi metropolitani, con un incidente automobilistico in primo piano. Uno scontro. [23. Continua qui]
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