I 101’ers sono ancora freschi di sala d’incisione quando vengono ingaggiati per un altro concerto al Nashville Rooms, il locale dove Joe Strummer aveva catturato l’attenzione di Mick Jones e dove questi aveva conosciuto Bernie Rhodes. È il 4 aprile del 1976.
Il gruppo di spalla sono i Sex Pistols. La band disprezza i toni di sfida e l’aria provocatoria di Johnny Lydon “Rotten” e compagni. Joe ne rimane colpito e comincia a frequentare le prime serate punk. Il suo racconto di quella serata sintetizza bene la vicenda: in fondo i Pistols delle prime uscite fanno la stessa cosa delle altre band del circuito pub-rock: suonano cover di gruppi rock’n’roll della generazione precedente. In tutta evidenza, e per quello che può contare per un gruppo rock alle prime armi, i 101’ers sono anche più bravi a suonare. La differenza è nell’attitudine. I Sex Pistols portano agli estremi livelli la logica della riproposizione degli stilemi del rock’n’roll, stanno sulla scena davvero a modo loro, storpiando e riproducendo senza rispetto, con aria di sfida. “Lydon era davvero magro – ricorderà parlandone anni dopo – Tirò fuori il fazzoletto, si soffiò il naso e disse: “Se ancora non l’avete capito siamo i Sex Pistols, e poi attaccarono ‘Substitute’”.
“Fecero ‘Steppin’ Stone, che anche noi facevamo, ma loro erano anni luce più avanti – prosegue Joe – La differenza era che noi suonavamo ‘Route 66’ per gli ubriachi al bar, implorando ‘Accettateci, per favore’. E invece c’era quel quartetto che stava là e diceva ‘Non ci frega niente di cosa pensate cazzoni, questo è quello che ci piace fare e questo è il modo in cui lo suoneremo’. Mi fecero davvero perdere la testa. A loro davvero non fregava un cazzo e il pubblico era sconvolto”.
Tre settimane dopo, i Pistols sono di nuovo il gruppo spalla di Strummer e compagni. Tra il pubblico ci sono molti di quelli che poi avrebbero fondato delle band: oltre a Malcolm McLaren con Vivienne Westwood (che aggredisce una ragazza e scatena una rissa), ci sono Bernie Rhodes e Mick Jones, Tony James (nei primissimi Clash e poi con Generation X), Dave Vanian (che forma i Damned), Vic Godard (anima dei misconosciuti ma mai banali Subway Sect).
Proprio nel giorno i cui Sex Pistols suonano al Nashville Rooms, dando vita a una performance che non è memorabile e che contribuisce ad alimentare la leggenda sull’equivalenza tra punk e risse e che – col senno del poi – anticipa il vicolo cieco dentro al quale si sarebbero cacciati Lydon e compagni, succede un altra cosa fondamentale. Esce un disco che avrebbe cambiato la storia della musica e di tutte le persone che, sul palco o in mezzo al pubblico, si trovano al concerto: il debutto omonimo dei Ramones. In quattordici tracce lunghe in tutto ventotto minuti, i ragazzi di Forrest Hills, New York, che si erano già costruiti una certa fama suonando al Cbgb’s del Lower East Side danno la spallata finale ai canoni dominanti. Se i Pistols stanno dimostrando che può esserci un altro modo di stare sul palco, i Ramones indicano a tutti che c’è un altro modo di suonare il rock’n’roll.
Sempre in quella giornata, dopo averlo studiato nelle due date coi Sex Pistols, Bernie Rhodes avvicinò Joe Strummer e gli dice: “Dammi il tuo numero di telefono, voglio parlarti di una storia”. [21. Continua qui]
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