Il 18 novembre del 1975, l’astro nascente del rock americano Bruce Springsteen sbarca a Londra. Terrà due concerti all’Hammersmith Odeon, per promuovere “Born To Run”, il suo terzo album. Joe Strummer va a vedere il primo concerto, questo:
Rimane impressionato dallo show di tre ore e dalla carica del ragazzo di Asbury Park, nel New Jersey, che è stato definito “il futuro del rock’n’roll”. Al momento, i 101’ers hanno una scaletta di trenta canzoni per circa novanta minuti, dunque suonano più della media degli altri gruppi pub-rock.
Tuttavia, Springsteen riesce a unire l’epica del rock’n’roll alle storie minime di strada, ed è difficile non pensare all’operazione analoga che faranno i Clash, trattando Brixton e Notting Hill, i loro quartieri londinesi, come il Boss parla di New Jersey e provincia americana. Quello che il rhythm and blues rappresenta per quest’ultimo, il reggae diventerà per Strummer e soci, influenzati dai ritmi della musica migrante della capitale coloniale. Non è un caso che in questo periodo, soprattutto in prova, i 101’ers si cimentano con i primi pezzi reggae e dal vivo qualche volta suonano “Israelites”, un classico della musica giamaicana di Desmond Dekker.
Dopo un approccio con il produttore di “Down by the Jetty” – il primo, seminale album dei Dr. Feelgood – il gruppo di squatter capitanato da Strummer viene avvicinato da Ted Carroll, che è uno dei personaggi-chiave delle vicende della musica indipendente britannica dalla seconda metà degli anni Settanta. Carroll osservava l’evolversi della situazione e la scena underground dalle posizioni privilegiate di “RockOn”, due banchi di dischi usati situati al mercato di Soho e a Portobello, che gestisce assieme a Roger Armstrong e che sono frequentati da tutti gli aspiranti musicisti. Qui probabilmente i futuri Clash hanno già avuto modo di incrociarsi inconsapevolmente, spulciando tra un vinile e una rivista. Quando Carroll vede i 101’ers nota quel gruppo stravagante capitanato da un cantante che si comporta “come se da quel concerto dipenda la sua vita” e gli offre di registrare un disco per la sua etichetta, la Chiswick Records. Questi rimangono basiti, non hanno mai preso in considerazione l’idea di fare un album. In men che non si dica, e siamo arrivati alla prima settimana di marzo del 1976, vengono condotti al Pathway Studios di Canonbury, con Armstrong dietro al mixer. Non è facile portare la carica del vivo del gruppo sul vinile e probabilmente l’operazione non riesce completamente. Tuttavia, il singolo di “Keys To You Heart” (con il b-side “Five Star Rock ‘N’ Roll”) è un culto della Londra pre-punk.
“Ho sempre considerato ‘Keys To Your Heart’ come uno dei grandi dischi di transizione – spiegherà Armstrong – In giro c’era il pub-rock, basato sul rythm and blues di Brinsley Schwartz e Bees Make Honey. I 101’ers erano leggermente diversi, avevano un approccio più sgangherato. Non erano musicisti professionisti come molti del pub-rock. Per me è stato il primo indizio che qualcosa stava per succedere”. [20. continua qui]
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