18. Da che lato del letto hai dormito?

Primavera del 1975. Woody Mellor comincia a farsi chiamare Joe Strummer. All’incirca nello stesso periodo Allan Jones, una conoscenza dei tempi di Newport, comincia a dare notizia dei 101’ers sulle pagine di Melody Maker. Quell’estate, Joe e Paloma vanno prima in Spagna – dove il Nostro si appassiona alle vicende della guerra civile e alle brigate internazionali che combatterono contro i franchisti – e poi, in autostop, in Marocco.

Johnny Thunders

Al ritorno, la band riprende a macinare concerti e a fare progetti, trascinata sul palco dall’esuberanza e della crescente sicurezza del frontman. Il sottobosco londinese è in fermento. Malcolm McLaren e sua moglie Vivienne Westwood, un situazionista e una stilista underground, gestiscono un negozio che si chiamava “Let it rock” e che adesso si chiama “Sex”. Prima vendeva dischi di oscuro rock’n’roll e vestiti per teddy boys, adesso mettono in vetrina attrezzi in lattice e vestiti provocanti. McLaren è in contatto con New York, ha fatto da manager ai New York Dolls prima che le droghe e le divisioni personali ne decretassero lo scioglimento. Ha visto i Ramones al Cbgb’s, il locale del punk sulla Bowery, ed è rimasto folgorato dal look di Johnny Thunders. A New York va in scena la fine del sogno degli anni Sessanta, una specie di ribellione egoistica al governo democratico che al tempo stesso annuncia e previene la controrivoluzione reaganiana del decennio successivo. A Londra, al contrario, i conservatori sono stati già al potere e hanno segnato un’egemonia forte. Cederanno Downing Street ai laburisti per una breve parentesi tra il ’74 e il ’79, segnata da un governo di minoranza debole e disperante. Insomma, è già cominciata la guerra a bassa intensità del thatcherismo contro i sindacati e i diritti sociali.
Mentre McLaren è negli States a cercare di ricomporre i cocci dei New York Dolls, lascia a un suo amico il compito di seguire dei ragazzotti che hanno deciso di formare una band. L’incaricato si chiama Bernard Rhodes e siccome non vuole essere chiamato Bernie (“Non sono un tassista”, dice), tutti ovviamente lo chiamano Bernie. Rhodes capisce che alla band di McLaren manca un quid. Il più spigliato si chiama Steve Jones, il chitarrista. È un cleptomane e infatti ha rubato l’attrezzatura necessaria per formare il gruppo. C’è poi il batterista e suo amico del cuore Paul Cook e Glen Matlock, uno studente d’arte che suona il basso. Sono alla ricerca di un cantante. Un giorno, Bernie vede arrivare un altro scapestrato al negozio di King’s Road. Indossa una maglietta dei Pink Floyd cui ha aggiunto a pennarello la scritta “I Hate”. Il ragazzo che odia i Pink Floyd si chiama Johnny Lydon. Diverrà il cantante di quella band che prenderà il nome di Sex Pistols.

Mick Jones

In ottobre, i 101’ers suonano per cinque volte al Nashville Rooms, un locale di West Kensington con ambientazione country. Una sera, ad ascoltarli c’è un ragazzo che suona la chitarra e che vive a qualche centinaio di metri dalla zona degli squat, in un appartamento in cima a un palazzone popolare. Quel giovane chitarrista si chiama Mick Jones. Ha studiato all’Hammersmith Art College e suonato in una band chiamata The Delinquents. Ora ha deciso di mettere in piedi un altro gruppo, i London SS, assieme al suo amico Tony James. I due osservano il concerto un po’ distanti, non amano particolarmente la band che si esibisce ma rimangono impressionati dalla carica del suo cantante. Quella sera, Mick indossa una delle magliette di Sex, il negozio di McLaren, che mette in scena l’urgenza di fare delle scelte e di schierarsi. La maglietta porta la scritta: “Un giorno ti sveglierai e saprai da che parte del letto sei stato sdraiato”, con la lunga lista delle cose da amare (cose come Gene Vincent quando dice agli americani che sono governati da “una banda di fascisti”, Iggy Pop, John Coltrane) e quelle da odiare (tra le quali Mick Jagger, il Partito liberale e i politici corrotti).
Quella sera al Nashville c’è anche Bernie Rhodes. Riconosce la maglietta e i due si mettono a chiacchierare. [18. continua qui]