Deborah Kartun va a Cardiff, nel Galles, per frequentare la locale scuola d’arte, seguire un corso triennale e imparare a lavorare la ceramica. Lei e Woody/Joe sono costretti a separarsi ancora, anche se Deborah ha poi ammesso parlando con Chris Salewicz: “Lo adoravo, ma era diventato difficile stare con lui, era troppo selvaggio”. Soprattutto, Deborah percepisce che il loro rapporto è frutto di un contesto anomalo. “Stavamo recitando entrambi – ricorda – era parte della dinamica da scuola d’arte. Una volta lui andò a una mostra di Gilbert e George [due artisti contemporanei inglesi che dagli anni Sessanta lavorarono sul concetto di portare l’arte nella vita] e ne restò travolto. Andammo a una festa in maschera e indossai un costume da donna vampiro, era un fantastico vestito degli anni Cinquanta con i denti da vampiro di plastica. Ne rimase sconvolto”. Di questo si trattava, riflette ancora Deborah: “Eravamo come ragazzini che giocavano a mascherarsi”.
In questi mesi Joe si appoggia di nuovo a casa dei genitori, dove porta la batteria usata che aveva acquistato tempo prima. Poi si rimette in strada e va a Newport, sempre in Galles, in autostop. Qui vive la sua vecchia amica Jill Calvert, che si stupì di trovarselo davanti “con una chitarra dietro le spalle” e gli presentò il suo ragazzo Mickey Foote, fonico e futuro produttore del primo disco e di alcuni brani celeberrimi dei Clash.
Newport è una città di minatori, dove il Partito comunista – a differenza del resto d’Inghilterra – è abbastanza forte. I militanti del partito provano a coinvolgere Joe, Jill e Mickey offrendogli della marijuana. Questi non aderiscono, anche se Joe esce per qualche tempo con una ragazza che ha la tessera comunista in tasca e dunque insieme a lei partecipa a qualche attività di base. “Aderire ad una linea politica ti mette in una situazione buffa, altrimenti avrei aderito al partito – dirà anni dopo – Ma ho fatto la mia parte vendendo il Morning Star [il quotidiano vicino ai comunisti britannici] ai lavoratori che andavano in miniera”.
La storia di Joe Strummer è storia di incontri e scontri tra culture quando meno te l’aspetti. E mai ti aspetteresti che qui, in mezzo ai minatori comunisti tutti d’un pezzo e alle ciminiere del Galles, il Nostro scopra le sonorità del reggae. Eppure è così che andò. A dieci miglia da Newport, verso Cardiff, c’era Tiger Bay, zona portuale ad alta intensità di africani e caraibici. Qui Joe è solito frequentare il Silver Sands, una bettola senza licenza giamaicana dove si beve birra e si balla in uno scantinato al ritmo dei sound system reggae. È la prima volta che si trova davvero davanti alla cultura musicale giamaicana che, come è noto, lo segnerà profondamente. Racconterà che i ritmi in levare non gli dicevano nulla, prima di aver ascoltato per una notte intera, a Newport e sotto acido, il fenomeno reggae del momento: Big Youth.
Dunque, se tra qualche anno Joe Strummer reinterpreterà il reggae portandolo nel contesto metropolitano, dovremo ricordarci dei tempi del Galles, in cui sentiva il martello pneumatico dei minatori mescolato al basso pulsante del dub clandestino. [12.continua qui]
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